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MENÙ SOLO TESTO:

CRITICA

Riportiamo alcuni commenti critici estratti da scritti di esperti, giornalisti e studiosi d'arte, xilografia in particolare.


Silvio FERRARI: "Scegliendo di esprimersi nell'antico e tecnicamente difficile [...] linguaggio della xilografia [Tranquillo Marangoni] opta da subito per una forma di originalità che corrisponde appieno alla sua natura umana, caratteriale, e al tratto principale della sua esperienza: la valorizzazione del suo lungo percorso di autodidatta che non ignora peraltro le storie dell'arte del suo tempo (e di quelli passati), ma preferisce affidarsi, quando crea, alle emozioni che suscitano in lui il sentimento della natura e le vite degli uomini in carne ed ossa".

 

 

Cinzia Maria RAVIOLA: "[...] E nell'uomo credeva Marangoni mentre ne disegnava la fatica, mettendo a nudo le fibre muscolari di corpi dall'energia compressa, mentre ne incideva lo sforzo e il sudore nel tratto violento del bulino. All'uomo e all'epopea, tragica ed eroica dell'età delle macchina, all'inanità degli sforzi di un progresso che appariva più come uno strappo, nell'armonica tela della natura che una conquista, Marangoni dedica il suo messaggio artistico".

Angelo DRAGONE: "Aldilà della naturale inclinazione per il legno dell'artigiano e della tecnica dalla quale scaturisce il linguaggio dello xilografo, in Marangoni c'era, e c'è, l'artista e la resa poetica delle sue stampe, nobilissime: un corpus tra i più vasti, coerentemente sviluppato, con rigore, ma senza rigidezze, in possesso assoluto della materia come di quelle sue forme, così originali nelle loro strutture dinamiche, che basta anche un particolare a farne intendere la paternità".

Albert GARRETT: "San Fruttuoso, 1976, è una delle più audaci xilografie del XX secolo ed è la cattedrale di Marangoni. Essa è un'apoteosi alle linee bianche ed alla vita che è sorgente di assorbimento e riflessione senza cui nessuna cellula si dividerà. La mano libera che incide le manda tutte sul bersaglio. Esse risultano diritte in avanti e respirano una naturale variazione di vita; ciascuna di queste belle linee è formata al culmine come nei petali di un fiore... Perchè giocare con uno strumento così sensibile [la luce] per non cogliere il massimo del carattere che esso possiede? In questo lavoro la sorgente di luce è contenuta entro il campo del disegno, come in un ritratto di Rembrandt".

Albert GARRETT: "Lo stile dell'incisione di Marangoni è basato sulla curva del corpo, la linea bianca continuamente mutevole lungo la sua traccia, la forma di ciascuna linea costituisce una unità espressiva e controlla la distribuzione della luce. Un grande numero di unità, tracciate una accanto all'altra, produce alla fine l'immagine architettonica; il soggetto è sublimato nell'immagine incisa nell'arte dell'autore.

Paolo BELLINI: "La sua (di Marangoni) opera e la sua arte non appaiono infatti dominate dagli aspetti formali, ma sono imbevute di robusti contenuti espressi con una forza personale e singolare. Lo sapeva bene, del resto, lo stesso artista che, disquisendo sulle diversità fra Rinascimento Perfetto nelle Forma e Medioevo, osserva che <<Il Medioevo nasce dalla terra, il Rinascimento vi cade sopra>>. Questo è il punto: la sua arte esce dalla terra".

Gianfranco SCHIALVINO: "Un incisore (Marangoni) che dovrebbe oggi valere come punto di riferimento per chiunque, studente, studioso o appassionato di questo linguaggio, intenda accostarvisi. La classicità di impostazione non deve fuorviare: non vi è nulla in Italia di coevo che possa avvicinarsi al modo di incidere di Marangoni. [...] Il suo stile è unico, modellato mi vien da dire sul suo carattere, che entro confini ben definiti si permette di accettare morbidezze impensabili".

San Fruttuoso. Acero di testa. Matrice mm 273x361. Stampa mm 350x500. 1976.

 

PETRUCCI: "Questo friulano di buona razza conosce il legno come pochi...lo ama. L'atto di incidere è per lui un colloquio con un amico".

Silvio BENCO: "Credo sia giovato a Lei, come dovrebbe giovare a tutti, se avessero giudizio, partire da uno studio naturalistico, poichè la natura non cesserà d'essere la grande maestra di quanto è accessibile ai nostri sensi".

Angelo DRAGONE: "Natura, uomo, società sono, più ancora che punti di riferimento, i cardini nei quali gira il mondo spirituale di questo ammirato incisore".

Arturo MANZANO: "Marangoni entra d'impeto, direi con furia, nella zona dell'iperbole immaginativa dove il dato di natura vi appare ancora, ma già diventato emozione, trasfigurazione lirica".

Biagio MARIN: "Che triste seppur sana è stata la giovinezza di Marangoni e questa tristezza aduggia ancor l'anima sua".

Francesco SAPORI: "Appare il primo per l'agitata e fertile fantasia, ribelle ad ogni conformismo".

Arturo MANZANO: "La xilografia di Marangoni si regge su una tecnica tanto sicura da diventare stupefacente, ma non si sovrappone al se'ntimento e non si fa avanti come protagonista".

Mario MONTEVERDI: "L'Arte è lavoro più poesia; che vi sia quest'ultima, come dote innata, nell'individuo, è premessa indispensabile, ma è altrettanto vero che essa diverrà operante soltanto se il «poeta» ne tradurrà concretamente il contenuto in termini percepibili da tutti. E questi implicano un mestiere, una fede artigianale, un'esemplare dirittura morale".